Civiltà, uomini d'affari e scienziati... secondo Wiener


Norbert Wiener

“L’invenzione. Come nascono e si sviluppano le idee” (Ed. Boringhieri, pag. 57-59, 1994, traduzione di Simonetta Frediani)

“Invention. The Care and Feeding of Ideas” (MIT Press, 1993)


 L’uomo d’affari rimane di sasso di fronte allo scienziato più attaccato alla propria scienza che alle ricompense tangibili che la scienza gli può dare; sente di essere entrato in contatto con un’anima che è una fortezza solida, liscia e imprendibile e non riesce a trovare dei punti dai quali sia facile attaccare. Per lui lo scienziato e l’uomo di lettere rappresentano il nucleo di una possibile sfida, e in questa minaccia di sfida egli vede qualcosa da estirpare e da annientare. Meno l’individuo indipendente gli richiede in termini di proprietà e di ricchezze, meno l’uomo d’affari si sente sicuro del proprio dominio finale.

Le autorità costituite, pertanto, sono molto felici di constatare che nella nuova generazione è presente una tendenza contraria allo spirito di sacrificio, alla passione per il sapere e per tutti questi atteggiamenti incontrollabili. Sono entusiasti che i medici mostrino un crescente interesse nell’arte di allargare la clientela e di incassare le parcelle. E’ per essi motivo di autentica soddisfazione che i giovani ingegneri e scienziati stiano abbandonando le università per sciamare nei loro laboratori e che le istituzioni dove si fa ricerca pura siano a corto di personale e in condizioni di pericolosa debolezza. L’uomo d’affari capisce che lo scienziato che non sa parlare di somme di denaro inferiori al milione di dollari è proprio l’uomo che fa per lui e lo incoraggia a iscriversi a un circolo sportivo – forse non proprio al suo, ma a uno che goda di un prestigio soltanto leggermente inferiore – e a compare, magari, non una Cadillac, ma quella marca di auto che indica allo stesso tempo la dovuta deferenza per la sua superiorità e il dovuto rispetto per i suoi ideali.

 Nelle nostre scuole si deve insegnare qualcosa di più del conformismo e si deve pretendere qualcosa di più di nullità ben rifinite. I corsi delle scuole secondarie, che siano di lingue moderne o classiche o di matematica, devono riguadagnare una parte del mordente e del peso che avevano un tempo. Se non sarà così, la nostra civiltà scivolerà verso una mediocrità bizantina e la nostra scienza sarà diretta da funzionari e da impiegati, non da uomini.